domenica 2 marzo 2014

Aurea Aetas Saturnus Dei

Queste forze che spesso ricreano tempo e spazio  posso modellare e alterare chi immaginiamo di essere cominciano moltpo prima che nasciamo e continuano dopo che spiriamo.
                                         
La filosofia ermetica, nell’epoca moderna, è mal compresa o ignorata. Ma questo, è comprensibile:
avendo perse le chiavi di interpretazione dei « Libri di Hermes ». Se ne è smarrito il filo logico e nessuno si rende conto di approdare, a poco a poco, alle più macroscopiche assurdità.
Sin dalla Notte dei tempi , i saggi guardavano le stelle, ammirando il loro scintillio, studiandone i cicli e le orbite e attribuendo loro poteri divini, basandosi sugli effetti che avevano sull’umanità. E così antiche divinità Archetipiche e Celesti divengono prima dei antropomorfi con vizzi e virtù umane, cambiano Nome, aspetto e sembianze nei secoli,  per divenire oggi  forze aliene interplanetarie, che a bordo di navi intergalattiche sono giunte sulla Terra per creare l’uomo, a loro immagine e somiglianza. Lungi assolutamente dal nostro intento quello di voler smentire o meno l’esistenza di entità o forze extraterrestri, estradimensionali. Volendo sorvolare sull’assurdità logica sulla quale si innestano molte di queste, vecchie e nuove credenze, vorremo, rendere in questo scritto omaggio, ad una delle più antiche divinità alle quali l’uomo ha affidato le sue speranze e le sue più intime aspirazioni sin dalla Notte dei Tempi, ad un Vecchio Gigante, il Signore degli Anelli, Saturno. E vorremo farlo, per una Volta,  sfatando miti e luoghi comuni, usando un linguaggio semplice ed accessibili a tutti, con poche allegorie e svelando essenziali e grandi segreti, sul cui fraintendimento si sono costruiti castelli di menzogne, dicerie, follie, utili solo ad allontanare sempre più dalla Verità le persone comuni. Ed è quindi a Loro e al Nostro Oscuro Vecchio Amico e Signore con la Falce che dedichiamo questo scritto, con la speranza, dei puri di cuore di Rendere a Lui un po’ do Giustizia e a al Vero l’Onore. In Astrologia, Saturno è considerato il pianeta incaricato di dare ad ogni individuo la giusta retribuzione al momento opportuno, come conseguenza delle proprie azioni. Saturno veniva anticamente raffigurato come un vecchio dalla barba lunga, talvolta con le ali.

Gli attributi di Saturno che tradizionalmente tiene in mano sono la clessidra e la falce: la prima, nella mano destra, misura il tempo, e la seconda, nella mano sinistra, che lo taglia inesorabilmente, così che anticamente la sua figura venne assimilata alla figura della Morte dalla falce in pugno.
Le più antiche rappresentazioni del Tempo mostrano,anche esse, un vecchio dalla barba lunga, che tiene in mano una clessidra e nell’altra mano una falce; la clessidra, in questo caso indica che il tempo è arrivato e la falce segnala che ora si raccoglierà ciò che si è seminato. Inoltre c’è un collegamento con la figura della Morte dalla falce in pugno, perché Saturno è il pianeta del
Karma, che miete i frutti delle azioni.
Saturno indica il Tempo, ma non lo produce, poiché anch’egli soggiace al suo inesorabile influsso. L'altra antica figura che sovente rappresenta Saturno è uno scheletro, anche esso con la falce in pugno, talvolta con le ali ed altre volte senza .
Saturno è il sesto pianeta rispetto al Sole, ha il suo domicilio Solare in capricorno e quello Lunare in acquario secondo l’Astrologia Classica per questo motivo è associato talvolta anche all’immagine del Capro, in quanto il Segno del Capricorno esercita un influenza rilevante  per l’
Astrologia dell’Anima, mentre per l’Astrologia della Monade governa la Costellazione della Libra.
Altro simbolo legato al signore degli Anelli è talvolta la Tartaruga La tartaruga è stata, fin dai tempi remoti, il simbolo del lento processo creativo, della lunga evoluzione percorsa dallo Spirito, per questo è collegata al più basso dei tre Centri maggiori, il Chakra della gola; la mezza luna, altra simbologia associatagli  invece affonda le sue radici nell’Antica conformazione visiva che gli Anelli avevano visti dalla Terra in determinati periodi dell’Anno. Nella Notte dei tempi dell’Umanità , il vecchio Signore degli Anelli era molto luminoso e appariva come un Occhio Rosso Arancio fiammeggiante nell’Oscurità, la cui pupila era costituita dall’ombra di Urano.Keplero nel sua opera Mysterium cosmografaphicum, riprende, in termini diversi, l'indagine di Platone attorno al senso dei poliedri regolari nella struttura del mondo: sostiene che i poliedri platonici sono strettamente connessi alle armoniose proporzioni che lo caratterizzano: «La Terra è la sfera che misura tutte le altre. Circoscrivi ad essa un dodecaedro: la sfera che lo comprende sarà Marte (nel senso che contiene l'orbita, che allora ancora riteneva circolare, del suo moto attorno al sole). Circoscrivi a Marte un tetraedro: la sfera che lo comprende sarà Giove. Circoscrivi a Giove un cubo: la sfera che lo comprende sarà Saturno. Ora iscrivi alla Terra un icosaedro: la sfera iscritta ad essa sarà Venere. Iscrivi a Venere un ottaedro: la sfera iscritta ad essa sarà Mercurio. Hai la ragione del numero dei pianeti.» Ecco perché a Saturno da sempre è associato il Cubo, lo stesso che i rabbini portano sulla fronte, ed il medesimo che costituisce la Kaaba (Cubo) luogo di preghiera per i mussulmani. Altra figura geometrica associata a Saturno è l’esagono, lo stesso che si può osservare sul suo polo Nord, la cui natura e perfetta fattura sfugge tutt’ora alle teorie degli Astronomi e degli scienziati. L’esagramma, al cui centro vi è un esagono, emblema della stella di Davide e la croce, la cui fattura si può ottenere anche dalla scomposizione in quadrati del cubo sono tra gli antichi simboli associati al Signore degli Anelli , insieme alla Falce.

 
Ricerchiamo nelle varie civiltà, il ruolo impersonificato dal Nostro Vecchio Amico, svelando la sua inconfondibile Identità dietro quella di molte divinità antropomorfe, sfateremo molti tristi miti e riveleremo senza alcuna inibizione, la comune e semplice radice che lega tutte i culti e le religioni, facendo di ciascuna di esse, un inutile, insipida mistura dogmatica, priva di ogni morale utile solo ad assoggettare e mantenere nella beata ignoranza i più a vantagio dei meno, di quelle stesse minoranze che dalla notte dei tempi si sono auto eletti guide spirituali,  vantando investiture e contatti divini impermeati solo sulla conoscenza fatta elitaria e sull’utilizzo di biechi mezzi che hanno fatto del saggio un semplice e dello stolto un re.

Tra i sumeri troviamo il dio Enki, un Archetipo, una figura antropomorfa dietro al cui Volto troviamo Saturno, pensate che spasso abbiano potuto suscitare in Noi , le moderne teorie che ne hanno fatto un Alieno con tanto di nave spaziale. Nei testi sumeri viene riferito che le costellazioni che erano consacrate al dio Enki erano la costellazione del capricorno e quella dell'aquario;  come abbiamo precedentemente spiegato il Nostro Vecchio Signore ha la casa diurna o solare proprio nel capricorno e quella notturna o lunare nell'acquario. Nelle note tavolette sumere e in molte raffigurazioni, il dio Enki,ha la capra sotto le gambe,ad indicare il capricorno,e l'acqua che sgorga dai lati ad indicare l’emblema dell'acquario. Enki è spesso raffigurato per metà serpente;Il serpente nell'antichità ed oggi nelle schole iniziatiche è visto come simbolo di Conoscenza e Saggezza; Il serpente oltre ad incarnare l’Archetipo del Ciclo Temporale ed esistenziale l’oroborus, richiama il Sacro Serpente Kundalini,che parte dalla base della spina dorsale (Osso Luz) per risalire i 7 chakra,fino alla corona,la ghiandola pineale, portando con sé la cristalizzazione dell’attimo e l’illuminazione. Il serpente Kundalini è rapresentato invece da un serpente che si arrotola intorno ad un bastone, divenuto poi il caduceo che racchiude in se anche la metafora della riconciliazione degli opposti se i serpenti sono due avvinti su di un bastone alato. Raffigurazioni simili se non del tutto uguali al Caduceo si trovano anche nelle iscrizioni sumere. Nella Valle dell’Indo troviamo il dio Shiva, è curioso sapere che nello shiva purana vengono elencati i 1008 nomi di Shiva, ed il 289 è proprio Shani cioè Saturno. ( Notare che adottando la numerologia Sacra a 1008 viene 1+8 =9 ed è la stessa cifra numerica che otteniamo dai 72 nomi di dio in uso presso la cultura Ebraica 7+2  =9) Nella Mitologia Vedica Shani è il leggendario re dei malefici, associato alla morte, povertà, malattia, separazione, tristezza e perversione, ma ha anche un lato benefico, almeno per la vita spirituale, in quanto rappresenta il potere della disciplina, l’ascetismo e la solitudine. Ma non si deve dimenticare che la distruzione è la necessaria controparte della creazione. Tutto ciò che nasce è destinato a finire, e si trasforma. Shani è uno dei Navagraha o Jyotisa dell'Astrologia Vedica; è il Signore del Sabato ed è anche conosciuto come Sanaiscara. Il suo mantra è 'Om Hlim Sham Shanaye Namah'. Il termine Shani denota anche il settimo giorno, o Sabato,che anticamente era il settimo giorno iniziando la settimana con la domenica; nella maggior parte delle lingue indiane e proviene da “Śanayē Kramati SAH“ = 'colui che si muove lentamente', perché Saturno impiega circa 30 anni a girare intorno al Sole.  Shani è un deva ed è figlio di Surya e della moglie Chhaya, quindi è noto anche come Chayyaputra. Egli è il fratello maggiore di Yama, il dio indù della morte, che in alcune scritture corrisponde alla liberazione di giustizia.  Shani restituisce i risultati delle proprie azioni durante la vita attraverso punizioni e ricompense adeguate; invece Yama concede i risultati delle proprie azioni dopo la morte.
                                                                         


Si dice che quando Shani aprì gli occhi da bambino per la prima volta, il Sole fosse entrato in un'eclissi, che denota chiaramente l'impatto di Shani sulle carte astrologiche. Egli è conosciuto come il più grande maestro e benefattore per i giusti, nonché il più grande punitore per coloro che seguono la via del male, dei tradimenti e delle vendette ingiuste. Egli è raffigurato di colore scuro, vestito di nero, impugna una spada, frecce e due pugnali in compagnia di un corvo, che è l'animale sacro di Shani Vahana. Shani è una delle 1008 caratteristiche del dio Shiva ciascuna delle quali incarnante un archetipo della personalità del dio.Spesso Shiva ci appare raffigurato mentre tiene un tamburo (damaru) in mano, origine della Vibrazione Universale  AUM , fonte della frequenza creatrice e di tutte le espressioni vibratorie, di tutti i suoni e delle lingue parlate. Il tamburo ha forma di clessidra,ricorda la forma di due triangoli,con le punte in contatto estremo che rappresenta il bindu,quel punto limite che nella cosmologia induista è l'origine dei ritmi del cosmo. Shiva viene chiamato anche "signore del tempo",come lo stesso Cronos, altra divinità del panteon Greco Romano incarnante Saturno, come avremo modo di vedere più avanti. Tra i vari nomi del dio biblico vi è "l'Eterno",anche Shiva è definito l'eterno (sadàsiva) . Tra le divinità del pantheon induista Primordialmente il Vecchio Signore degli Anelli era identificato con l’Archetipo di Brahma, infatti come vedremo in seguito per comprendere correttamente l’essenza e le caratteristiche di Saturno come di tutti i 7 pianeti, Logoi o Eoni bisogna capire bene l’Archetipo che ciascuno di questi incarnano.Il dio biblico viene chiamato anche "Dio onnipotente",(El Shaddai),pare che il termine El Shaddai derivi dall'accadico Shadu,cioè "montagne", quindi El Shaddai può essere volgarmente tradotto con Dio delle Montagne. "Il loro Dio dicevano,dicevano gli Aramei degli Israeliti,è un Dio delle montagne, per questo ci sono stati superiori". (1 RE 20,23). Tra i vari nomi di Shiva vi è anche "Girisa",(signore delle montagne). Torneremo più avanti sul dio degli Israeliti e delle popolazioni semitiche, adesso è importante proseguire il Nostro viaggio nell’Antropomorfizzazione di Saturno durante la Storia ed analizzare le altre divinità in perfetta analogia. Nell'induismo Nandi (un toro bianco), è il veicolo con cui shiva viaggiava nei cieli,  notare la stretta analogia con il dio egizio Ptah e del suo toro chiamato api,anche ptah come Shiva veniva chiamato l'eterno. Nandi è quella che nel vecchio testamento viene definita Gloria (kavod) del dio che gli Israeliti videro sul monte Oreb, quella che recentemente è stata identificata con un veivolo alieno anche da un Noto Traduttore bibblico italiano, un F.°. , un Iniziato. Saturno Crono corrisponde anche , al dio
Sebek dell’antico Egitto, al dio Ninurta degli antichi babilonesi, al dio Baal degli antichi cartaginesi o punici, ed al dio Moloch per i Cananei e Fenici, anche conosciuto come 'Drago della Vita'. Sebek (noto anche come Sobek, Sochet, Sobk, Sobki, Soknopais, e, in lingua greca, Suchos) è il dio delle acque e delle inondazioni del Nilo nella mitologia egizia, è citato nei 'Testi delle Piramidi' come figlio della dea Neith, nel ruolo di Signore delle acque e della fertilità. Era generalmente raffigurato come un uomo con la testa di coccodrillo, spesso con l'ureo sul capo e l'ankh in una mano. Veniva adorato nella capitale del XXI distretto dell'Alto Egitto, Crocodilopolis, l'odierna Faiyum.
Il santuario principale a lui dedicato si trova a Kom Ombo; nella vicina necropoli sono state trovate mummie di coccodrilli, animali sacri al dio.
È stato venerato soprattutto ai tempi del Medio Regno mantenendo sia la valenza benefica sia quella malefica e dopo, durante il Secondo periodo intermedio, alcuni sovrani della XIII dinastia inserirono il suo nome nella propria titolatura.
 Altra importante divinità del pantheon Egizio associata a Saturno è Seth, il fratello di Osiride raffigurato con la testa di sciacallo, il quale sarà ucciso da Horus, suo nipote e figlio di Osiride; che per vendicare l’uccisione del padre per mano di Seth compirà il dramma cosmico con l’inevitabile trionfo della Luce sulle Tenbre.

Ninurta, deriva da 'Nin Ur', e significa "Signore della Terra".  Ninurta è ricordato come il dio della guerra nei miti arcaici, il dio che ha quattro ali, come sono mostrate da un rilievo in pietra trovato nel tempio di Ninurta a Nimrud, in Iraq. Nimrud è il nome attribuito nell'ottavo secolo dagli arabi all'antica città assira situata a sud di Ninive sul fiume Tigri, il cui nome originale della città era Kalhu o Kalkhu, che è stata nominata anche nella Bibbia con il nome di Calah (Kalakh).
L'immaginario di Ninurta si adatta ai miti del vicino Oriente antico. Anche in un antico bassorilievo della città assira di Ninive, il dio Ninurta è raffigurato con quattro ali, proprio come gli esseri nella visione di Ezechiele che hanno quattro ali. Le ali dei quattro esseri nella visione, richiamano alla mente la descrizione dei cherubini del Tempio di Salomone, il '
Sancta sanctorum'.


Nella mitologia sumera e accadica Ninurta era il dio di Lagash
(nome di una delle più antiche città sumere e successivamente babilonesi) identificato con Ningirsu, per tutto identico a lui. Nelle vecchie traslitterazioni il nome del dio veniva reso come Ninib o Ninip, e nelle prime descrizioni era ritratto come una divinità solare.
Nella città di Nippur, una delle più antiche città della Mesopotamia, il dio Ninurta era adorato come parte di una triade di divinità che comprendevano suo padre,
Enlil, e sua madre, Ninharsag. Ninurta è stato spesso ritratto con arco e freccia, una spada a falce o una mazza, ed è stato chiamato Sharur, dio in grado di parlare nell'antica leggenda sumera chiamata "Atti e Gesta di Ninurta", in cui può prendere la forma di un leone alato, che rappresenta l'archetipo della successiva divinità Lamassu, figura mitica di cui esistono varie rappresentazioni, ma in genere è raffigurata con un corpo di toro o leone alato e la testa umana, per identificare in essa la forza di un toro o di un leone, le ali di un angelo e la saggezza dell'uomo.
In un'altra leggenda Ninurta combatte con un mostro dalle fattezze di un uccello chiamato
Imdugud (in accadico "Anzû"). Una versione babilonese narra del modo in cui il mostro Anzû rubò le Tavolette dei Destini che Enlil necessitava per poter mantenere il proprio comando: Ninurta uccide ognuno dei mostri in seguito noti come "Eroi Uccisi" (il Guerriero Drago, il Re Palma, Lord Saman-ana, il Bisonte da battaglia, il Tritone, il Serpente a sette teste, il Montone selvaggio a sei teste), e li spoglia degli oggetti di valore (Gypsum, Rame forte, la nave Magilum), ed infine Anzû viene ucciso da Ninurta il quale riporta le Tavolette al padre Enlil.
La moglie di Ninurta era
Ugallu nella ittà di Nippur, e Bau (dea della medicina e dea patrona di Lagash) quando egli veniva chiamato Ningirsu. Ad occhi inesperti e profani alcune di queste personificazioni dell’Essenza di Saturno potranno sembrare contraddittorie o evanescenti, ma vi assicuriamo che per chi conosce le relazioni tra l’Essenza Archetipica, l’influenza Astrologica e le caratteristiche simboliche del mito, il quadro che si sta ivi delineando è al quanto coerente, ma cercheremo in corso d’opera di essere ancora più chiari nel rivelare la corretta chiave di lettura in grado di fissare l’insegamento più intimo racchiuso in questo testo fra la maggioranza di coloro che affronteranno questa lettura.Baal è un nome utilizzato ampiamente nel Vecchio Testamento biblico per indicare inizialmente dèi minori locali, e successivamente il Dio supremo dei Cananei, gli abitanti di Canaan, la terra del "rosso porpora", dove i loro stretti parenti, i Fenici, da loro indistinguibili per lingua, recuperavano la preziosa tintura che li avrebbe resi ricchi e famosi nell'intero Mediterraneo. L'evoluzione da divinità minore a Signore dell'Universo di Baal, si era già compiuta nel XIV secolo avanti Cristo, come ci viene testimoniato dai testi contenuti nelle tavolette di Ugarit, antica città del Vicino Oriente, attualmente denominata Ras Shamra, non lontana da Latakia, in Siria. Baal è comunemente chiamato "il figlio di Dagan", sebbene questo Dagan (nei testi biblici Dagon), non appaia come protagonista dei testi mitologici del periodo. Altri titoli con cui veniva caratterizzato erano "Cavaliere delle Nubi", poi utilizzato, secondo alcuni studiosi di religioni comparate, anche nei Salmi 68:5 per il Dio unico ebraico Yahweh, nonostante nelle versioni attuali la traduzione letterale, corretta dal punto di vista linguistico, sia "che cavalca attraverso i deserti", oppure "l'Onnipotente" e il "Signore della Terra".
Essendo il dio dei temporali, Baal fu spesso descritto come il più vigoroso e aggressivo degli dèi, residente sul Monte Zaphon, a nord di Ugarit, e rappresentato nell'atto di lanciare una saetta, come poi sarebbe successo per il greco Zeus. L'adorazione di Baal, nella sua molteplice forma di Dio supremo o di divinità minore, è sicuramente molto risalente nel tempo rispetto al XIV secolo avanti Cristo delle tavolette di cui si parlava ed è strettamente collegato ai popoli semitici, secondo la tradizione discendenti di Sem, il figlio maggiore del biblico Noè.
Nella lingua semitica, il termine "
ba'al" significava "signore" o "proprietario", quindi è facilmente comprensibile come tale termine sia poi stato utilizzato per denotare Dio, come signore supremo. Il culto di Baal celebrava annualmente la sua morte e resurrezione come parte dei rituali della fertilità cananei. Nell'ambito di tali cerimonie erano compresi non solo la prostituzione rituale, bensì anche i sacrifici umani. Entrambe le pratiche avrebbero portato a notevoli contrasti con gli Israeliti monoteisti e osservanti una morale rigorosa e antipagana.
L'evoluzione di Baal in dio della fertilità si può considerare una conseguenza della sua caratterizzazione originaria come dio delle tempeste, infatti, sebbene il clima di Canaan non preveda estati torride come quelle della vicina Mesopotania, esso è sufficientemente segnato da periodi secchi e periodi piovosi da far coincidere l'arrivo delle piogge con la rinascita e la fertilità.


La fede in Baal si estese dai Cananei ai Fenici, i quali, sebbene più conosciuti come popolo marinaro, erano pur sempre un popolo originariamente agricolo. Baal, insieme ad Astarte, l'equivalente della greca Afrodite, furono gli Dei fenici della fertilità. Baal, divenuto ora Dio del Sole, fu ferventemente adorato in quanto, secondo le predicazioni dei sacerdoti fenici, era responsabile delle siccità, delle malattie e di altre calamità, particolarmente legate ai raccolti e all'allevamento del bestiame. Data l'importanza dei compiti di Baal, in tempi di sventura non era raro che scoppiassero frenesie religiose particolarmente efferate, in cui sacrifici umani, soprattutto di bambini, fossero offerti al grande dio Moloch, nome fenicio di Baal.
I Fenici, come è noto, furono eccellenti navigatori e commercianti. Insieme alle loro merci, nelle traversate del Mediterraneo, portarono con sé anche il culto di Baal che si diffuse tra i Moabiti e i Midiniti, nonché tra gli Israeliti.
La più famosa delle colonie fenice fu Cartagine, città che avrebbe conteso per lungo tempo la supremazia del Mediterraneo occidentale ai Romani. Nelle sue terre si adorava
Baal Hammon, il cui nome era scritto anche come Baal Ammon o Amun, e ciò fa pensare a una contaminazione tra la religione fenicia e quella egizia che adorava il Dio Amun-Ra. La città di Ammonium in Egitto, visitata anche da Alessandro il Grande durante la sua conquista dello stato egizio, fu famosa per l'importante oracolo di Baal Ammon.
Nei templi cartaginesi di
Baal Hammon, era comune trovare una statua del dio rappresentato con le braccia protese in avanti e le mani dirette verso il basso, a indicare la fossa dove le vittime sacrificali venivano immolate e bruciate. La pratica dei sacrifici umani, già ricordata in precedenza per i Fenici, fu mantenuta anche presso i Cartaginesi che, in tempi di pericolo estremo per la nazione, arrivarono, secondo la tradizione, a sacrificare i propri primogeniti. La pratica era sufficientemente diffusa nel Vicino Oriente da essere ripresa anche nell'Antico Testamento, con la storia di Abramo che seguendo l'indicazione di Dio, era pronto a sacrificare Isacco, suo primogenito, salvato in extremis dall'intervento di un Angelo (Genesi 22). Nonostante queste originarie pratiche comuni, l'evoluzione religiosa degli Israeliti li portò a vedere le abitudini sacrificali dei vicini di origine fenicia di far giungere i bambini "attraverso il fuoco a Moloch", così tradizionalmente era descritto il sacrificio umano, come un abominio agli occhi di Dio. Per non parlare della prostituzione rituale compiuta presso i templi di Baal, aborrita dagli Ebrei dalla ferrea morale. A ogni modo, Baal Hammon non era il dio supremo del pantheon cartaginese e già verso il 500 a.C., la dea Tanit seppe conquistare il primo posto nella devozione dei Cartaginesi credenti.
La situazione del dio Baal presso il popolo ebraico risultò a lungo contraddittoria e il suo culto fu ampiamente diffuso tra la popolazione, tanto che diversi re e parte della nobiltà delle dodici Tribù d'Israele ricordate dalla Bibbia, lo adorarono.
Lo scontro definitivo fra i Fenici e gli Ebrei avvenne al tempo dei Profeti biblici, che denunciarono con estrema durezza e fermezza il culto di Baal e ciò che avveniva all'interno dei suoi Templi. La crescente insofferenza degli Israeliti osservanti le regole di
Yahweh può essere una semplice spiegazione dei grandi cambiamenti toponomastici che avvennero in tale periodo, con città come Esh-baal che divenne Ish-bosheth, Jerub-baal che si trasformò in Jerubbesheth e Merib-baal trasformata in Mephibosheth. Il termine "bosheth" o "besheth", secondo i linguisti, indicherebbe il termine "vergogna". Gli israeliti non furono meno intransigenti con i nomi di persona, dove Baal-zebub cambiò in Beelzebub, divenuto poi storicamente famoso col biblico Belzebù, angelo caduto.
Nel 1978, un gruppo di archeologici israeliani, scavando presso un sito del XVIII secolo a.C. nel deserto del Sinai orientale, rinvenne diverse iscrizioni che menzionavano
Baal ed El, altro Dio semitico a volte coincidente con Baal, nella forma contratta di Elohim, nome usato per indicare Dio nella Bibbia ebraica ma che in realtà è il prurale di El, da qui sono nati una serie di errori più o meno in buona fede sull’identità di questi El o Him (quelli di EL).


Durante la XVIII dinastia del Nuovo Regno in Egitto il culto di Baal fu formalmente riconosciuto, tuttavia, la sua presenza come divinità popolare doveva essere precedente ed è possibile che essa abbia fatto la sua comparsa nelle terre dei faraoni durante il dominio straniero dei semitici
Hyksos.
La similitudine tra la mitologia legata a
Osiris ed a Baal, sebbene non connesse, dovette contribuire ulteriormente all'accettazione di Baal come Dio nel pantheon Egizio. Ulteriori similitudini, in quanto Dio delle Tempeste, possono essere trovate, come dicevamo, con le divinità egizie Seth e Montu.
L'egittologo E. A. Willis Budge ritiene che il nome di
Baal fosse stato mutato in Bar o Balu e che coincidesse con il Dio della Guerra e rappresentasse la personificazione del potere distruttivo del sole e del vento del deserto, divenendo quindi, nell'arido Egitto caratterizzato dall'eterna lotta delle terre coltivabili con la sabbia circostante, un Dio molto specifico e identificabile.
Nella Mitologia greca, Kronos spesso confuso con Cronos (il tempo); era il figlio più giovane di Urano e di Gea (Terra) ed era uno dei Titani.  Egli aiutò la madre a liberarsi del padre Urano che giaceva costantemente su di lei impedendo ai figli concepiti di uscire dal suo grembo, per cui evirò il padre con un falcetto fabbricato dalla Terra, afferrò l'organo amputato con la mano sinistra che da allora divenne maledetta e lo gettò nel mar Egeo (da cui nacque Afrodite-Venere) e prese il posto di Urano alla guida del mondo. Poi Crono scacciò i fratelli Ciclopi e gli Ecatonchiri e li confinò nel Tartaro. In seguito sposò la sorella Rhea, nota anche come Cibele, nome della dea frigia chiamata "Madre degli dèi" o la "Grande Madre", con la quale generò i principali dèi del Pantheon greco. Un oracolo aveva predetto a Crono che sarebbe stato a sua volta detronizzato da uno dei suoi figli, quindi, per evitare di perdere il suo potere, così come era capitato a suo padre Urano, che egli stesso aveva spodestato, e non potendo uccidere i suoi figli poichè divinità immortali, appena Rea li aveva partoriti, se li ingoiava. Crono divorò Demetra (Cerere), Hera (Giunone), Hestia (Vesta), Hades (Plutone) e Poseidone (Nettuno). Infine Rhea diede alla luce Zeus (Giove), il suo terzo figlio maschio, e, non potendo sopportare la fine di ogni suo figlio, si nascose nella profonda caverna Ida, nell'isola di Creta, dove diede alla luce Zeus, che affidò alle cure delle ninfe; poi risalì al cielo portando al marito, invece che un neonato, una pietra avvolta in fasce, che Cronos subito inghiottì. Secondo altre versioni, Rhea immerse Zeus nel fiume Neda e lo affidò alla madre Terra e portò a Crono una pietra avvolta in fasce, che egli divorò credendo che fosse suo figlio. Quando Zeus fu adulto, egli somministrò al padre Crono un veleno che gli fece vomitare tutti i figli ingoiati.
In seguito, dopo una guerra intrapresa insieme ai fratelli liberati, Zeus riuscì a vincere il padre, a rinchiuderlo e ad affidarlo alla custodia degli Ecatonchiri, per l'eternità.
Il culto di Cronos era sostenuto in prevalenza ad Atene, dove si celebravano in estate le feste Cronie, in Beozia, a Rodi ed a Cirene. Alcuni Cabalisti in qualche modo rapportano il Signore degli Anelli a Samaele, ed anche Geova e Saturno secondo loro, come glifi, sono da considerare identici. La mutilazione di Urano da parte di Crono (o di Saturno), va letta come il Tempo Assoluto che si trasforma in tempo finito e condizionato; una parte viene sottratta al tutto, indicando in tal modo che Saturno, il padre degli Dei, è stato trasformato da una durata eterna in un periodo limitato. Saturno è Kala, l’Antico dei Giorni della Cabala, Shanaish-chara (il pianeta Shani), quel Re il cui segretario in Egitto era Thoth-Ermete. Per gli Gnostici, i Sette erano incatenati ai pianeti (erano gli equivalenti dei Rishi, dei Dhyan Chohan, ecc.); a Saturno era incatenato Ildabaoth, e secondo Origine, Ildabaoth-Yehowah è il Genio di Saturno. Nella simbologia degli astri, Abramo è identico a Saturno, ed è il progenitore dei Giudei di Jehowah. Nella Mitologia romana Saturno fu spodestato dal figlio Giove e fu esiliato in Ausonia (Italia), dove venne accolto benevolmente dal dio Giano. Si stabilì sul Campidoglio, nello stesso luogo dove poi sorgerà Roma, dove fondò un villaggio che prese il nome di
Saturnia ed insegnò l'agricoltura alle genti del luogo, ancora selvagge. Per i suoi molti meriti avrebbe ricevuto una parte del regno di Giano, che gli conferì anche il dono della preveggenza. Saturno avrebbe inoltre generato "Picus", primo re del Lazio. Nell’antica Roma, nel mese di Dicembre, al Solstizio d'Inverno, venivano celebrati i Saturnalia, o Saturnali, feste licenziose dove venivano temporaneamente invertiti i ruoli fra i padroni e gli schiavi. In memoria dell'antica 'Età dell'Oro' dell'uomo, era mitica durante la quale Saturno aveva governato ed in cui ogni ingiustizia sociale era abolita e regnavano soltanto amore e fratellanza.

Originariamente duravano un solo giorno, tenendosi il 17 dicembre, ma in seguito duravano una settimana e terminavano il 24 dicembre; seguiva la festa del Sol Invictus che coincideva con l’attuale natale il 25 dicembre. Le cerimonie avevano inizio nel tempio posto al piedi del Campidoglio; a un solenne sacrificio sull’ara seguiva un “convivium publicum”, un grande pubblico banchetto al quale partecipava tutta la popolazione di qualunque ceto; questo si conlcudeva con un collettivo saluto augurale “io, Saturnalia!”, del tutto analogo ai nostri brindisi. Da quel momento avevano inizio le feste private; nelle case i padroni servivano a tavola i loro schiavi e invitavano al desco chiunque si presentasse alla porta.
Al termine dei banchetti, iniziava la cerimonia delle
strenea (strenne, regali propiziatori di buona sorte), il cui nome deriva da Strenia, divinità di origine sabina il cui culto venne introdotto a Roma da Tito Tazio, e alla quale era consacrato un bosco sulla via Sacra. Infatti le strenne scambiate all’inizio, erano soprattutto rametti di alloro o altroarbor felix (albero felice, nel senso di positivo portafortuna) lì raccolti, come vischio, quercia, pino, rimasti tutt’oggi nelle nostre decorazioni di porte o centrotavola.Altri doni erano piccole figurine fatte di vari materiali, che raffiguravano la persona che li donava; frutti “esotici”, soprattutto dattericalici da brindisimonili luccicanti ma di poco valore.A fornitori, commercianti sottoposti, veniva elergita una moneta in più; da qui hanno origine le “mance” che in questo periodo si elargiscono a fattorini, portinai e postini.Ma soprattutto venivano donate candele, simbolo del ritorno della vitale luce del sole che alla fine di dicembre giunge nel punto più basso dell’orizzonte, parendo immobile; i popoli, temendo che l’astro splendente come l’oro non riprendesse più il suo cammino negando così calore e vita, crearono sacralità che esortassero l’astro alla “rinascita imitandone la luce. Per il Sole, inteso come simbolo della vittoria della luce del Bene e della Vita sulle tenebre del Male e della Morte, c’era un vero culto introdotto a Roma dall’Oriente (culto di Mitra), e che l’imperatore Aureliano solennizzò con la festa del “Natalis solis invictis”.Inoltre le candele erano fatte di cera d’api, animali sacri che gli egizi affermavano essere nati, insieme al miele, dalle lacrime del dio Ra (il dio Sole); e la luce del sole è rimasta anche nella religione cristiana simboleggiata dell’aureola di raggi che viene raffigurata dietro il capo di Gesù e dei santi.Si pensa che i Saturnalia ed i Lupercalia siano le origini del Carnevale. Erano questi i retaggi dell’antico mito di Saturno e della corrispondente Età dell’Oro, in auge ancor prima dell’avvento di Roma. Giacché, ancora in periodo imperiale, durante i Saturnali, la statua della divinità presente nei templi veniva fasciata ed al suo posto governava quei giorni il “rex Saturnaliorum”, un sacerdote che veniva infine simbolicamente immolato per dare fine al ciclo cosmico, a termine del quale la divinità creativa ritornerà sulla terra a ripristinare quell’Età. In questa luce si situa l’usanza romana di permettere il gioco d’azzardo soltanto durante i Saturnali.I Romani avevano identificato Saturno con la loro Fortuna, espressione di una volontà divina e non del capriccio del caso, mettendolo in stretta connessione col gioco d’azzardo, sicché, al “gioco era connessa anche la festa dei “Larentalia”che si celebrava il 23 dicembre, ultimo giorno dei Saturnali, legato alla leggenda di Acca Larentia.Sarebbero state queste le radici delle tombole natalizie, sbiadito ricordo dei gioco rituale legato ai Saturnali. Attestato dagli Statuti di Apricale del 1430,” a vigilia nativitatis Domini ad epiphaniam possit ludere ad avelanas
”, nei giorni che correvano dal Natale all’Epifania, era usanza giocare con le nocciole, attorno al fuoco.La tradizione per la quale gli antichi popoli mediterranei sospendevano ogni lite durante i quattordici giorni a cavallo del solstizio invernale, potrebbe aver radici profonde persino nel nostro costume.
Il rito degli Argei, durante il quale si gettavano fantocci di giunco nel Tevere dal ponte Sublicio ogni 15 maggio, era secondo Ovidio connesso a Saturno, ed avrebbe ricordato un antico sacrificio di un uomo per ogni '
gens' al dio, che ebbe inizio in età preromana, stabilito per responso di Giove Fatidico. Prima degli influssi della cultura greca, Roma possedeva le proprie divinità, chiamate in latino 'numina', che significa "potenze", "presenze" o "desideri". I primi Romani erano legati ai loro dèi in modo meno mistico e più pratico. I 'numina' più importanti erano i Lari ed i Penati, e Saturno era in origine uno dei 'numina', che si credeva proteggesse i campi e le sementi. Sua moglie si chiamava Opi, la dea che proteggeva il raccolto e che divenne l'equivalente della dea greca Rhea. Saturno era il padre di Cerere, Giunone, Vesta, Nettuno, Plutone e Giove oltre ad altri figli.



Più tardi, quando l'influenza greca sulla religione romana crebbe, Saturno venne associato come già detto a Crono, il titano padre di Zeus. Il nome Saturno sembra che provenga dalla radice indoeuropea '
sat', da cui derivano le parole latine 'satus' e 'satur', che indicano pienezza, abbondanza, ricchezza, soddisfazione.   
Anticamente il suo nome si faceva derivare da '
sator' = seminatore, da 'satum', supino del verbo 'serere' = seminare, etimologia che oggi è poco accettata per la brevità della “a” di 'satum'. Gli ermetisti lo hanno collegato al vocabolo sanscrito 'sat', che significa “Essere”, ovvero la Realtà Metafisica che trascende l'Illusione, ed in effetti ciò che la Religione greco-romana chiamava "Regno di Saturno" é assonante al “Satya Yuga”, che in India indica l'Età dell'Oro, e 'satya' significa “Verità”, perchè deriva dalla radice 'sat', Essere. Il nome stesso "Satya" riflette la natura peculiare del dio Saturno nel suo periodo aureo, caratterizzato da pienezza di potenza, fecondità, abbondanza e ricchezza, che conferma che Saturno avrebbe regnato nella mitica Età dell'Oro, quando la Primavera era perpetua, vi era abbondanza di ogni frutto della Terra, uomini e dèi vivevano insieme e non vi era necessità di lavorare, né distinzioni sociali, gli uomini si consideravano tutti fratelli ed avevano tutte le cose in comune, senza invidie o gelosie, vivendo in serena pace e liberi da ogni paura.
Nel tomo primo di “
Antologia; giornale di scienze, lettere e arti”, Firenze, 1821 (pag. 399) è spiegato che il nome Saturnus deriva da 'Satuornoy', con il significato di 'creato'.  Il pianeta Saturno fu così chiamato dal nome della divinità già nell'antichità.Purtroppo neanche  Saturno è scampato alla mistificazione ecclessie e all’impietosa, profana, ignorante classificazione dogmatica in odore di ipocrisia e sacrestia ed è stato anche associato a Satana; questo per svariate ragioni una più eronea e ridicola dell’altra. Molti autori, la cui preparazione può forse essere paragonata a quella di un bambino di prima elementare e la cui apertura mentale equivale a zero affermano che la parola Satana sia un derivato della parola Saturno. Altra giustificazione ridicola è che Saturno è associato al colore nero e gli antichi consideravano che Saturno fosse il più lontano dei pianeti dal sole, quest’ultimo associato col principio di Bene. (Da notarsi che Plutone non fu mai considerato un pianeta). Di conseguenza Saturno è il corpo celeste che è meno esposto alla luce divina del Sole e quindi associato alla freddezza del principio del Male. Infine, il grande dio Pan, divinità dalle corna, rappresentava Saturno nell’antico paganesimo. La creatura mezzo uomo e mezzo capro è considerato l’antenato delle odierne profane raffigurazioni di Satana. Pan è una creatura composita, un Simbolo Archetipico, la parte superiore ad eccezione delle corna è di essere umano e la parte inferiore ha le sembianze di un capro. Le canne del flauto di Pan rappresentano la naturale armonia delle sfere, e lo stesso dio è un simbolo di Saturno perché questo pianeta è il governatore del segno del Capricorno, il quale emblema è un capro” - Manly P. Hall, Secret Teachings of All Ages- Insegnamenti segreti di tutti i tempi. Per cui Pan fu raffigurato con le corna dal momento che rappresentava Saturno, governatore della casa del Capricorno il quale simbolo è un capro. Pan era lo spirito controllore dei mondi inferiori. Veniva ritratto mentre vagava per le foreste, con il pene eretto, ubriaco e lascivo, amoreggiando voluttuosamente con le ninfe e suonando il flauto nelle selve. Potremmo considerarlo il sovrano dei bassi istinti dell’uomo, la sua parte primordiale, non molto differente dall’immaginario catto cristiano logico del Satana milennario.

Prima di penetrare nella più intima essenza archetipica legata al Signore degli anelli spendiamo due parole per classificare Saturno astronomicamente ed astrologicamente, in modo che potranno essere più chiare a tutti le analogie e i simbolismi. Come inizialmente accennato, Saturno è il sesto pianeta del Sistema solare in ordine di distanza dal Sole ed il secondo pianeta più grande, dopo Giove. Saturno è classificato come gigante gassoso insieme a Giove, Urano e Nettuno, e possiede una struttura interna molto simile a quella di Giove, e anch’egli presenta una composizione affine a quella del Sole, essendo costituito per il 75% di idrogeno ed il 25% di elio, con tracce d'acqua, metano ed ammoniaca. Saturno è l'ultimo dei pianeti visibili ad occhio nudo, ed era conosciuto sin dall'antichità.
                                                        



Il primo astronomo ad osservarne la sua forma peculiare fu Galileo, che nel 1610 non riuscì a risolvere completamente la figura del pianeta circondato dai suoi anelli. Inizialmente il pianeta gli apparve accompagnato da altri due corpi sui lati, e pertanto lo definì "tricorporeo". Con le osservazioni successive - e l'uso di strumenti più sofisticati - la variazione dell'angolo visuale degli anelli gli mostrò aspetti diversi, che lo spinsero a definire bizzarro il pianeta. Galileo nei suoi schizzi ipotizzò varie soluzioni per la forma di Saturno, fra cui anche possibili anelli, che tuttavia erano tangenti la superficie del corpo celeste.
Nei secoli successivi Saturno fu oggetto di studi approfonditi.
Nel 1649 un costruttore di telescopi marchigiano, Eustachio Divini, pubblicò per la prima volta un'illustrazione dettagliata degli anelli di Saturno; successivamente nel 1655 l'astronomo Christiaan Huygens fu il primo ad intuire la natura anulare dei corpi visti da Galileo attorno al pianeta, e scoprì anche il satellite Titano.
Giandomenico Cassini nel 1675 fu il primo a ipotizzare la natura degli anelli e vi individuò la prima suddivisione o lacuna, che ancora oggi porta il suo nome. Inoltre nel 1671 scoprì altre quattro lune saturniane, nel 1672 Rea, nel 1684 Dione e Teti. La natura "granulare" degli anelli fu dimostrata per via teorica nel 1859 dal fisico scozzese James Clerk Maxwell. Saturno possiede ben 61 satelliti naturali, di cui se ne conoscono 49 tra confermati e probabili, 12 dei quali scoperti solo nel 2005 grazie al telescopio giapponese Subaru, ma solo 30 sono attualmente dotati di nomi propri e non sarà mai possibile quantificare con precisione il loro numero, perché tecnicamente tutti i minuscoli corpi ghiacciati che compongono gli anelli di Saturno sono da considerarsi satelliti. Il satellite saturniano più interessante è Titano, l'unico del sistema solare a possedere una densa atmosfera simile ai pianeti.
Saturno possiede un grande sistema di anelli planetari, composti da milioni di piccoli oggetti ghiacciati, della grandezza di un chilometro o meno, orbitanti attorno al pianeta sul suo piano equatoriale, e organizzati in un anello piatto. Poiché l'asse di rotazione di Saturno è inclinato rispetto al suo piano orbitale, anche gli anelli risultano inclinati. Questa natura "granulare" degli anelli fu dimostrata per via teorica fin dal 1859 dal fisico scozzese James Clerk Maxwell.
La loro scoperta è dovuta a Christiaan Huygens, nel 1655; in precedenza già Galileo Galilei aveva notato delle insolite protuberanze ai lati del pianeta, ma la scarsa potenza del suo telescopio e la particolare posizione di Saturno all'epoca - con gli anelli disposti di taglio per un osservatore terrestre, e quindi periodicamente invisibili - non gli avevano permesso di distinguerne la forma con chiarezza.
Gli anelli sono divisi in sette fasce, separate da delle divisioni che sono quasi vuote. L'organizzazione in fasce e divisioni risulta da una complessa dinamica ancora non ben compresa, ma nella quale giocano sicuramente un ruolo i cosiddetti satelliti pastori, lune di Saturno che orbitano all'interno o subito fuori dell'anello.
L'origine degli anelli è sconosciuta. Ci sono due ipotesi principali: che siano il risultato della distruzione di un satellite di Saturno, ad opera di una collisione con una cometa o con un altro satellite, oppure che siano un "avanzo" del materiale da cui si formò Saturno che non è riuscito ad assemblarsi in un corpo unico.
Nell'ottobre del 2009 grazie al telescopio spaziale Spitzer, è stato scoperto il più grande anello di Saturno mai osservato prima di oggi. Questo enorme anello si trova alla periferia del sistema di Saturno, in un'orbita inclinata di 27º rispetto al piano del sistema di sette anelli principali. Il nuovo anello, che si ritiene sia originato da Febe, è composto di ghiaccio e di polvere allo stato di particelle alla temperatura di -157 °C. Pur essendo molto esteso questo anello è rilevabile solo nello spettro infrarosso, perché non riflette la luce visibile. La massa dell'anello comincia a circa 6 milioni di chilometri dal pianeta e si estende su 11,9 milioni di chilometri. La scoperta potrebbe essere decisiva per risolvere il problema legato alla colorazione del satellite Giapeto, poichè gli astronomi ritengono che le particelle dell'anello, che orbitano Saturno in modo retrogrado (proprio come Febe), vadano a collidere contro la superficie di Giapeto quando esso, durante il suo moto orbitale, attraversa l'anello.



Saturno compie il giro dello Zodiaco in circa 29 anni e 9 mesi, ed ha un passo annuale di circa 12 gradi.  Molte delle caratteristiche simboliche che hanno contribuito a delineare gli attributi antropomorfizzati che hanno contraddistinto le varie incarnazioni mitiche derivano da una straordinaria conoscenza astronomica ed astrologica del pianeta, oltre a quelle analizzate fino ad ora e a quelle che i nostri lettori più attenti hanno scorto in questa lettura, volevamo sottolineare la possibilità che il cannibalismo di Kronos sia ad attribuirsi ai tanti satelliti che sono stati attratti dalla gravita del Gigante Anulare e che si sono schiantati sulla sua superficie generando eventi eccezionali osservabili anche dalla Terra.  Il glifo di Saturno è rappresentato dalla Croce della Materia unita in basso ad una particolare Mezzaluna dell'Anima ricurva nella parte in basso, che ricorda simbolicamente la falce di Saturno che usa per tagliare il superfluo, infatti la croce rappresenta la Materia e la falce rappresenta l'Anima, che matura la personalità per mezzo delle Leggi spirituali, come la
Legge del Karma.
Quando Saturno diventa Retrogrado il glifo si inverte, la Mezzaluna dell'Anima si sposta a Est-sinistra e la Croce della Materia a Ovest-destra. Saturno Retrogrado svela la Legge che regola l'armonia e alla quale ci si attiene senza sforzo. La lezione che insegna è quella della Giustizia, non quella umana spesso orba, ma quella che la trascende e considera il tutto con attenzione e rispetto.
Saturno possiede qualità sia inferiori che superiori.    
Dobbiamo considerare che Saturno, come ogni altro Archetipo collegato ai pianeti del nostro sistema solare, ha diversi significati perché esistono diversi livelli di conoscenza, comprensione e applicazione in rapporto con la coscienza di ogni individuo per tanto, ogni volta che un iniziato si trova ad affrontare o a relazionarsi con una forza o un archetipo è come se si specchiasse in questo e il riflesso che giungerà ai suoi occhi sarà il prodotto della sua cifra di iniziato sommato all’influenza eonica o archetipica.

Saturno causa limiti ed ostruzioni, ma tuttavia non bisogna dimenticare che la paura di Saturno indica il proprio grado di attaccamento alla vita materiale. Saturno ci mostra il limite del reale, ma ciò è una lezione necessaria e dolorosa che dobbiamo imparare per trascendere le apparenze materiali.
Ma Saturno non è solo il più “sfortunato” dei pianeti, bensì anche il più “Giusto”, poiché la sua lezione è la più difficile, ma anche quella che produce frutti migliori e più duraturi, al contrario di altri pianeti che spesso producono risultati effimeri.
Un Saturno ben posizionato è necessario per la vita spirituale, poiché dona concentrazione, disciplina e serietà. Le forze che premono con intensità e con ritmi quasi violenti sulla vita del pianeta eccitano nei pensatori grandi reazioni e ne stimolano l’espressione ideologica, ma nello stesso tempo suscitano nelle moltitudini e nei meno evoluti nient’altro che terrore, miserabile fatalismo, esaurimento fisico e tante altre reazioni spiacevoli.
Saturno è uno dei più potenti Signori del Karma e costringe l’Uomo ad affrontare il Passato, che impone la retribuzione ed esige l’estinzione totale dei debiti, e quindi condanna alla lotta per la vita ed a prepararsi nel presente per il futuro, sia come Personalità che come Anima. Karma può essere sinonimo di tempo più di quanto si riconosca, perciò Saturno è sinonimo del Tempo.Ma Karma è prima di tutto una parola vedica che significa “lavoro”, molti danno al termine karmico una connotazione piuttosto negativa, quasi si trattasse di un  “peccato” commesso che richiede una specie di punizione divina.Per gli orientali il karma risponde semplicemente alla legge di causa-effetto e la spiegano con un’analogia: se lancio un sasso in uno stagno si formeranno dei piccoli cerchi che si espanderanno progressivamente in piccole onde fino a morire sulle rive del lago.Questo è il karma: ad ogni azione commessa corrisponde un’azione di riflesso.Saturno è attivo se offre al’operatore quelle crisi, quelle difficoltà che esigono capacità di scegliere, di discriminare, di reagire con saggezza e decidere correttamente, così distruggendo gli ostacoli senza peraltro abbandonare i propri valori personali.
Per certi aspetti Saturno è come il Guardiano della Soglia planetario per la Terra, poiché tutta l’Umanità deve affrontarlo. I Cicli Planetari Esoterici sono composti da Cicli Planetari Maggiori e da Cicli Planetari Minori, detti anche 'Sottocicli'.
Si tratta di Cicli Esoterici (Psichici) quindi il Sole e la Luna velano determinati Pianeti più evoluti (Nettuno o Urano).
Ogni Ciclo Planetario, Maggiore e Minore, inizia sempre all'Equinozio di Primavera.
I Cicli Planetari Maggiori hanno una durata di 36 anni, in ognuno dei quali domina l'influsso di uno dei 7 Pianeti antichi seguendo l'ordine inverso dei giorni della settimana.
Nel 1981 è iniziato il Ciclo Planetario Maggiore del Sole (Nettuno o Urano) che durerà fino all'Equinozio di Primavera del 2017, quando ritornerà il Ciclo Planetario Maggiore di Saturno, che durerà fino al 2052.  Il precedente Ciclo Maggiore di Saturno è durato dal 1765 al 1800.
Durante il Ciclo Planetario Maggiore di Saturno, ed in particolare negli anni 2017 - 2024- 2031 - 2038 - 2045 - 2052, che sono Anni Planetari Esoterici governati da Saturno.
Le energie dello zodiaco, del sistema e del pianeta si comportano come forze stimolatrici o frenanti secondo il veicolo o corpo sul quale agiscono; e la natura di questi veicoli, la loro capacità di attrarre, reagire, rigettare, assorbire e trasmutare dipende solo dal livello evolutivo, dalla condizione generale del pianeta e dall’insieme psicologico dell’umanità in ogni dato istante. Ne è esempio il mondo moderno, in cui le forze che premono con intensità e ritmi quasi violenti, e in parte nuovi, sulla vita del pianeta, eccitano nei pensatori grandi reazioni e ne stimolano l’espressione ideologica, e nello stesso tempo suscitano nelle moltitudini e nei meno evoluti nient’altro che terrore, miserabile fatalismo, esaurimento fisico e tante altre reazioni spiacevoli dell’aspetto forma. Chi conosce la natura delle attività di Saturno può facilmente capire questi effetti di stimolo o ritardo.
Saturno è il pianeta che condiziona soprattutto quel grado di sviluppo in cui si fa possibile la scelta, il rifiuto o l’accettazione cosciente dell’occasione, quando l’assumere responsabilità personale diventa un fatto riconosciuto in una vita pianificata e ordinata. All'inizio degli studi astrologici consideriamo Saturno causa di tutti i nostri mali: infatti, spontaneamente, ci interessiamo innanzitutto al male, così da dimenticare di scorgere il bene presente e lasciandoci sfuggire le occasioni favorevoli; anche se si dice che la fortuna bussa ad ogni porta, la gente si lamenta sempre della propria sorte e dice di non avere mai fortuna. In realtà, Saturno impiega trenta anni per fare il giro del nostro tema di nascita e formare un aspetto con tutti i pianeti, mentre Giove, che esercita l'influsso più benefico di tutto il sistema solare, compie questo giro in undici anni; dunque, i vantaggi che può portare sono quasi tre volte superiori ai guai portati dai cattivi aspetti di Saturno.

La somma cospicua dei simboli associati con questa divinità oscura enfatizza solo la sua importanza nella storia umana. L’avvento di religioni quali il Cristianesimo, il Giudaismo e l’Islam ha confinato il culto di Saturno sotto un manto di ipocrisia dalla quale risulta esente solo qualche circolo occulto. Come si è visto qui, il Signore degli Anelli, è ancora onnipresente nella cultura popolare, ma viene riconosciuto solo da chi ha occhi per guardare ed orecchie per udire.
All'inizio anche per un iniziato Saturno viene interpretato erroneamente a causa della metalità dogmatica occidentale dalla quale è assai arduo liberarsi. Volendo riassumere Archetipicamente la Trinità umana e divina è composta da Tre attributi o Forze vettoriali che possiamo convenzionalmente identificare come una Forza Maschile positivamente attiva proiettiva Solare o Spirituale , una Forza Femminile passivamente negativa attrattiva Lunare Animica ed una parte Oscura prettamente Egoica e Materiale indicata con l’Archetipo di Saturno ed è una Forza che possiamo definire neutra in se per se, in quanto riflettente la pesatura introspettiva di ciascun individuo. Per conoscere se stessi è importante studiare e analizzare sia la parte di luce,che la parte oscura che è dentro noi stessi,la parte oscura è rappresentata dal logos o archetipo di saturno,la parte dei bassi istinti,la materia,la parte egoistica e individualista ,per questo il dio pan (saturno) è rappresentato nella mitologia Greca,come mezzo uomo e mezzo caprone,che vagava nella selva con il pene dritto in cerca di ninfe da amoreggiare,esso è il saggiatore,ti mette alla prova,affinche uno superi e controlli la sua parte istintiva,infatti nelle scuole misteriche, la parte oscura doveva essere dominata e controllata,attraverso l'autodisciplina,non respinta o combattuta,perchè questo respingerla,come viene insegnato o (imposto), nel mondo profanomoderno,la esalta ed essa finisce per prendere il controllo della persona; la bestia non va combattuta o respinta,va domata.





 
Abbiamo precedentemente accennato ad un età dell’Oro, per età dell’oro o età aurea(aurea aetas dal latino) intendiamo un tempo mitico di prosperità e abbondanza un’epoca in cui gli esseri umani vivevano senza bisogno di leggi, né avevano la necessità di coltivare la terra perché da essa cresceva spontaneamente ogni genere di pianta, né quella di costruire navi per cercare altre terre. Non c’era odio tra individui né guerre flagellavano l’umanità, era sempre primavera e né il caldo o il freddo tormentavano le genti e perciò non c’era bisogno di costruire case o di ripararsi in grotte. Con l’avvento di Zeus finisce l’età dell’oro e inizia l’età dell’argento con l’avvento delle prime classe sacerdotali. L’idea di un’epoca dorata compare per la prima volta nel poema Le opere e i giorni di Esiodo (metà del VIII secolo a.C.). Secondo il poeta si tratta della prima età mitica, il tempo di «un’aurea stirpe di uomini mortali», che «crearono nei primissimi tempi gli immortali che hanno la dimora sull’Olimpo. Essi vissero ai tempi di Crono, quando egli regnava nel cielo; come dèi passavano la vita con l’animo sgombro da angosce, lontani, fuori dalle fatiche e dalla miseria; né la misera vecchiaia incombeva su loro, … tutte le cose belle essi avevano» (Le opere e i giorni, versi 109 e seguenti).
Esiodo descrive altre quattro ere che sarebbero succedute all’età dell’oro in ordine cronologico: l’età dell’argento, l’età del bronzo, l’età degli eroi e l’età del ferro. Tale involuzione della condizione umana imposta da Zeus è dovuta alla creazione, ad opera degli dei, di Pandora, la prima donna, donata all’uomo perché fosse punito dopo aver ricevuto dal Titano Prometeo il fuoco, rubato da quest’ultimo agli dei. Pandora ha un ruolo simile a quello di Eva nei testi biblici: come Eva, a causa del peccato originale, nega all’uomo la vita felice nell’Eden, così Pandora apre un otre nel quale erano segregati tutti i mali che durante l’età dell’oro erano sconosciuti tra gli uomini.


Virgilio teorizza nella quarta egloga della prima bucolica l’arrivo di un misterioso fanciullo. L’avvento di questo puer è caratterizzato dall’arrivo di una nuova età dell’oro, facendo così propria una visione ciclica della storia, scandita dalle età teorizzate da Esiodo precedentemente.
In tale ecloga egli espone tale argomento in modo volutamente oscuro e incomprensibile: tale puer potrebbe essere identificato o in Ottaviano, o nel figlio che si sperava nascesse dal matrimonio tra Ottavia, sorella di Ottaviano e Marco Antonio, o ancora nel console Pollione, o suo figlio.
Secondo i Cristiani del I secolo d.C., invece tale figura è da identificare in Cristo, tant’è che lo stesso Dante Alighieri sceglierà Virgilio come guida spirituale nell’Inferno e nel Purgatorio, Il concetto di età dell’oro viene  ripreso dall’autore nella Divina Commedia. Dante si limita ad esprimere il suo pensiero al riguardo del paradiso terrestre che, a parer suo, era il luogo a cui si riferivano gli antichi greci. Come sua abitudine non pronuncia direttamente queste considerazioni, ma le fa pronunciare ad una fanciulla che incontra e che si rivelerà chiamarsi Matelda. (Dante, Divina Commedia, Purgatorio, Canto 28, 139-144). Oltre che nell’antichità, il tema dell’età dell’oro fu ripreso nel rinascimento e nel Settecento, e rimarrà come tema popolare di tipo leggendario presente in molteplici realtà iniziatiche e confraternite, dai Fedelis in Amore ai Rosa+Croce, da alcuni pensatoi massonici alla società Teosofica, dalla Fraternitas Rosacruciana in Anglia alla Fraternitas Saturni. Molte sono state le speculazioni in merito, più o meno influenzate dalla cultura e dal credo religioso di appartenza degli individui o delle comunità, molti hanno aspettato, e purtroppo aspettano tutt’ora, un Messia di sorta che a buon mercato li salvi dalla miseria dell’ignavia e della loro ingenuità, ma fortunatamente non per tutti è stato o è così. Molti dei Nostri Fratelli e Sorelle del Grande Oriente Ermetico dei Figli di Seth, come altri prima di loro, credono invece che il puer predetto da Virgilio sarebbe solo il simbolo della generazione aurea della quale si attende l’arrivo ormai da millenni, e non un bambino o una figura messianica. Inoltre, questa ipotesi sarebbe convalidata dal fatto che Virgilio, nella IV ecloga, diviene interprete del comune desiderio di rigenerazione e di miglioramento che i romani dell’età tardo repubblicana provavano. Certamente in questa quarta egloga ci pare chiara la necessità di un rinnovamento e di una rigenerazione dalle lotte civili del 50 a.c, possibile grazie alla probabile riconciliazione tra Ottaviano e Antonio che sembrava preannunciare l’avvento di una nuova era di pace. Ma oltre questa Verità storica che solo qualche cieco credente del nulla ha continuato ad ignorare sino ai giorni nostri, ci sono delle Realtà iniziatiche ed esoterico sapienziali di cui bisogna tener conto per non cadere nella bieca banalità. Non vogliamo procedere oltre nell’analisi di un eventuale età dell’oro perché esula dal tema centrale di questo testo, ci riserviamo di dedicarvi uno scritto in futuro, ivi ci limiteremo solo ad esporre un pensiero generale di tutti i Confratelli e le Sorelle; come Iniziati, Operatori, Aratori e Sognatori, crediamo che un età dell’Oro individuale o collettiva possa essere trovata solo nel Cuore e nella Mente di ogni uomo e donna di buona volontà Iniziati o non; e soltanto poi, eventualmente esternata e concretizzata in un Non Governo dell’Età dell’Oro, un epoca in cui non esistano leggi scritte ma solo regole accettate dal buon senso e dalla morale di ogni individuo, un epoca in cui non esistano precetti ne dogmi, ne schiavi ne padroni, ne delitti ne punizioni, un periodo in cui tutti possano trovare la propria orbita in Armonia con il Tutto, un periodo in cui non esistano limiti ne limitazioni, un epoca in cui l’unico limite sia l’immaginazione. Come Confraternita, come Uomini e Donne Liberi e di Libero Pensiero, non crediamo che un solo individuo possa portare un età aurea, ma crediamo che ogniuno nella sua piccola, individuale interiorità possa cercare di cambiare se stesso per cambiare il mondo. Immaginate se un Giorno qualcuno cominciasse a cambiare… Se il padrone smettesse di fare il padrone e lo schiavo smettesse di fare lo schiavo, se il prete smettesse di predicare e iniziasse ad amare, se il ladro smettesse di rubare e l’autorità finisse di punire, se il maestro smettesse di insegnare e magari umilmente si mettesse ad imparare, se l’alunno smettesse di imparare e si mettesse ad insegnare, se il guerriero smettesse di fare la guerra e ponesse la mano al suo nemico, se il nemico smettese di combattere e accennasse un sorriso al suo avversario, se invece di odiare tutti iniziassero ad amare, se lo Stato capisse che non esiste e che lo Stato altro non sono che i cittadini, se i cittadini capissero che lo stato sono loro, bè cari amici se tutti questi se e tanti altri fossero Realtà, saremo adesso nella di Saturno Aurea Età. Crediamo che il Nostro pensiero sia abbastanza chiaro, può essere condiviso o meno, ma sicuramente non potrà mai essere imposto. Prima abbiamo scritto “Aratori”, per chi non lo sapesse gli Alchimisti erano anche chiamati Aratori nel medioevo, e Saturno come per i Romani era il dio dell’Agricoltura, per Noi Iniziati Ermetisti ed Alchimisti del Grande Oriente Ermetico dei Figli di Seth, Saturno è il Patrono delle Arti Ermetiche ed Iniziatiche dell’Aratura e della Magia, un vecchio Severo Amico che ti sprona a guardarti dentro ed a migliorare, colui che ti strizza l’occhio oltre la Soglia durante la nigredo di ciascuna Opera e ti attende ammiccante invitandoti ad andare sempre avanti e a rialzarti quando caschi;  il Protettore degli audaci e di quei pochi prescelti, che La Via Sinistra tra i rovi dell’umana disperazione,  hanno scelto come Azione, perché non di disperazione si sopravvive, ma di Forza e Piacere si Vive.



 
In conclusione, per Noi Saturno raffigura l’Archetipo della metà Oscura, la parte primordiale ed individualista di ciascuno, l’ombra interiore nella quale specchiarsi e nella quale immergere tutta la Nostra Luce affinchè anche la parte più Buia di Noi possa splendere di Luminosa Oscurità, per compiere la più grande e straordinaria delle Opere e delle trasmutazioni, imparare ad accettare le nostre apparenti debolezze e vulnerabilità cercando di volgerle a nostro vantaggio cambiando una plumbea, vile e caduca umana costituzione con un aurea divina essenza. Per  tutti i Fratelli e le Sorelle della Nostra Confraternita è più importante scoprire un mistero di Natura piuttosto che una miniera, avendo stima dell’oro solo se questo può essere utilizzato per continuar i nostri studi.E Noi sognamo l’era di Salomone, quando a Gerusalemme l’oro era più comune di tegole sui tetti e l’argento più delle pietre nelle strade, perché in tali tempi il suo uso era sconosciuto e gli uomini si accontentavano di ciò che la Natura potesse offrir loro, vivendo serenamente sotto il governo del padre di famiglia, senza arrosti, lussuria, orgoglio e, meno che meno guerre. L'uomo non è sminuito dall'avere una parte mortale, poiché questa mortalità accresce la sua possibilità e la sua Potenza. Le sue doppie funzioni gli sono possibili per la sua duplice natura: Egli è costituito in modo da abbracciare ad un tempo il terrestre ed il divino. Anzi non temiamo pure di affermare la Verità. L'uomo Vero è al di sopra degli dei celesti o per lo meno uguale a loro. Poiché nessun dio lascia la sua sfera per venire sulla terra, mentre l'uomo sale in cielo e lo misura. Onde osiamo affermare che l'uomo è un dio mortale e che un dio celeste è un uomo immortale. Listatevi adesso Amici poiché avete intuito il Segreto, quello che Fa di Ogni uomo e ogni Donna una Stella e di ogni Iniziato un dio o una dea. Per la prima Volta volevamo omaggiare i Nostri lettori di un piccolo spunto Operativo riservato: è auspicabile aprire qualsiasi Operazione Rituale dedicata o interessante la Corrente di Saturno invece che con il solito Rituale del pentagramma con un Rito dell’esagramma. Le quattro categorie elementali dell’Arte Alchemica vengono così a rappresentare nel Rituale dell’Esagramma qualcosa di ben diverso rispetto a ciò che esse simboleggiano nel Rituale del Pentagramma. La Terra, l’Aria, l’Acqua e il Fuoco, riferite alla dimensione macrocosmica, non rappresentano più le sfere percettive, intellettive, emotive e volitive dell’individuo, ma bensì quelle dell’universo stesso. Esse non indicano più i Quattro Mondi riferiti alla profondità della coscienza umana, ma i Quattro Mondi intesi a livello cosmologico e cosmogonico.

Terra, Aria, Acqua e Fuoco diventano così Gaia, Urano, Nettuno e Plutone, se intesi quali Quattro Mondi, oppure Giove, Mercurio, Venere e Marte, se presi quali macrocategorie delle forze e delle energie che animano l’universo. Analogamente ai Quattro Elementi, anche le forme dello Spirito si trasferiscono dalla Mistica degli Elementi alla Mistica dei Pianeti e sono dunque simboleggiate in tale sistema di riferimento dalla Luna, dal Sole e da Saturno.

Più complesse, più potenti, più lontane dal punto di vista dell’ordinaria coscienza umana e dunque più difficili da comprendere, le potenze del macrocosmo sono spesso definite nell’esoterismo moderno quali correnti sottili o correnti occulte, ad indicare come esse possano manifestarsi sia come forze che come energie, ma anche a rammentare come esse siano in costante attività e in perenne interazione le une con le altre. Questo dettaglio è di fondamentale importanza ai fini dell’Arte Magica.

Non esiste cultura umana in cui l’Esagramma non sia stato impiegato per rappresentare l’incontro tra l’umano e il divino, l’individuale e il cosmico, l’iniziato e l’universo. Se appare evidente fin da un primissimo sguardo che l’unione dei due triangoli nella sestuplice stella indica proprio il contatto tra le due realtà, microcosmica e macrocosmica, l’occhio dell’iniziato può però scorgere in tale scelta simbolica alcuni interessanti indizi su come arrivare ad ottenere concretamente tale solenne conseguimento.

L’Esagramma cela infatti in sé i Quattro Elementi attraverso i simboli dell’Arte Alchemica, per l’appunto dei triangoli, che occultano a loro volta l’arcano della Divina Trinità. La sestuplice stella viene dunque a rappresentare per l’iniziato il moto dello Spirito attraverso i Quattro Mondi, il fluire della quintessenza nell’esistenza, la sua eterna permutazione tra correnti, energie e forze.

L’esoterismo insegna che microcosmo e macrocosmo possono entrare in contatto per mezzo dell’equilibrio degli opposti, tramite quella perfetta armonia che consente all’uno di rispecchiarsi, riconoscersi e perdersi nell’altro. Ecco perché l’Esagramma può essere anche disegnato sovrapponendo un Pentagramma Dritto ed un Pentagramma Inverso o ancora incrociando una piramide diritta ed una inversa.

La Tradizione Esoterica Occidentale associa alle sei punte dell’Esagramma le sei

lettere di אהיהוה (Eheiéhovah, “Io sono colui che è”), unione di אהיה (Eheiéh, “Io sono”)

e יהוה (Jehovah, “Egli è”). Così gli antichi cabalisti avevano riunito occultamente il

segreto della Divina Trinità Paterna ( יאו ) e quello della Divina Trinità Materna ( .(ההה

Le tre Hé nascondono le cosiddette “Lettere Madri” dell’alfabeto ebraico, Aleph,

Maim e Shin, attribuite agli Elementi, mentre l’Aleph, la Yod e la Vau celano in

realtà la Formula di IAO e richiamano così le tre forme dello Spirito.

All’iniziato in grado di pronunciare correttamente il Divino Esagrammaton la

sestuplice stella dischiude il Segreto del Serpente, נהש (Nehesh) o ΣATOP (Sator). Ma

tale conoscenza richiede di aver prima propriamente compreso la Formula della

Rosacroce, il Segno di Baphomet, il Segreto di I.N.R.I. ed il Cuore di IAO-OAI. Solo

allora il reale significato della Formula di ARARITA gli sarà chiaro e suo sarà

l’autentico e sconfinato potere del simbolo dell’Esagramma. Esiste una stretta correlazione tra il Rituale dell’Esagramma e il segreto degli Shaykkun al’Alamut, chiamati anche Principi di Alamut o Principi della Rosacroce, coloro che sono giunti al termine del sentiero iniziatico del Sunnah al’Fajr ottenendo la massima esperienza mistica possibile per un essere umano, l’Hikmah o Gnosis.

La Croce e la Rosa, la Luce e la Tenebra, lo Yin e lo Yang, il Cerchio e la Linea, il Disco e la Daga, la Coppa e la Lancia, sono tutti riferimenti simbolici ad una medesima formula esoterica di valenza universale, valida a tutti i livelli e su tutti i piani, microcosmici e macrocosmici, umani e divini, nell’infinitamente grande e nell’infinitamente piccolo. Coloro che sono in grado di decifrare la Formula della Rosacroce sono davvero in grado di capire, di comprendere, di prevedere l’universo e in determinati casi anche di intervenire su di esso.

Gli iniziati dell’antichità hanno preservato e occultato tale somma sapienza affinché i loro degni discendenti potessero all’occorenza recuperarla attraverso le corrispondenze esoteriche e la saggezza mitologica. Così chi arriva a scoprire il Segreto di I.N.R.I. può facilmente indovinare quale sia il Segno di Baphomet e cosa sia dunque il Cuore di IAO-OAI ed il reale significato delle parole “Uno è il suo principio; una è la sua individualità; la sua permutazione é una”, in ebraico “Ahad Rash; Ahadutu Rash Ihudutu; Temuratu Ahad” o più sintenticamente A.R.A.R.I.T.A.

Gli autentici rosacruciani erano soliti dire che I.N.R.I. nascondesse IAO attraverso Jeshuah ( יהשוה ) e i Lasiqqun al’Alamut dovrebbero essere in grado di comprendere facilmente cosa essi intendessero con tali formule ed espressioni. Similmente e forse con facilità ancora maggiore, i Darwishi al’Alamut dovrebbero ben sapere in quale senso Oro divenga Asar’un’nefer per mezzo di Isa.

Per tutti gli altri possiamo solo limitarci a ricordare che come la Vergine e lo Scorpione altro non siano, secondo l’Arte Astrologica, che mere stazioni temporanee dell’eterno viaggio del Sole, allo stesso modo Isis e Apophis altro non sono, secondo i Misteri Egizi, che gli strumenti attraverso cui si perpetua l’immortalità di Osiris.



Altro non ci è dato dire in questa sede sulla Formula della Rosacroce, ne su altre Operatività Iniziatiche. Terminiamo qui questo modesto scritto dedicato al Signore degli Anelli,  al Vero e a quelli di Cuore sincero, con la speranza di aver reso un po’ di Giustizia a questo Antico Amico dell’umanità ingiustamente bistrattato e ignorantemente considerato . Ci auguriamo che queste nostre parole siano un utile incentivo per Tutti ad andare sempre avanti, a non fermarsi alle prime difficoltà, imparendo che dietro ogni apparente sconfitta si cela sempre un prezioso insegnamento, in grado di elavarci dalla Terra al Cielo in un momento. Sempre rivolti al Grande Oriente Ermetico dei Figli di Seth, con l’approvazione dell’Arcano Sinedrio dei Saggi, con il Fraterno Sostegno dei Fratelli e le Sorelle del Nerae Rosae et Argentum Trianguli (Sinister Atri) con la Fraterna approvazione del Sovrano Consiglio del F/\S Silentium Fraternitas (Memento Audi Tacere), con l’Amorevole Benedizione di Chi occhio profano non vede ma il Cui Occhio tutto Vede, A.°.G°.°D.°.G°.°U.°.  ,Tutti i F.^. e le S.^. dell’Antico e Mistico Ordine Osirideo Egizio. Sapere, Potere, Osare, Tacere .^. Zenith di Roma (Templi Universi) + Zenith del Cuore est in Amore A^A

Per punirci del Nostro disprezzo  nei confronti dell’autorità, il Fato fece di Noi stessi un Autorità.

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